La riflessione sul Vangelo fatta in “Scuole di
Comunità” conduce pian piano i religiosi ad inculturarsi sull’ambiente e i
giovani alla maturazione personale ed insieme, religiosi e giovani, a formare
una fraternità. La “Parola di Dio” rimane perenne stimolo anche nei momenti
meno felici del cammino comune e della sua irradiazione nella testimonianza
della Vallata
La Comunità Marianista, costante punto di
riferimento della formazione spirituale etica e sociale ha trasmesso modello di
vita fondato su tre cardini.
·
fede: dono di Dio ed ispiratrice della nostra vita;
·
alleanza con Maria: impegno a conoscerla, amarla e servirla. La
Comunità Marianista non può non assumersi questo compito e questa
responsabilità. Conoscere Maria significa inevitabilmente adottare in noi
qualcosa di Lei, vivere cercando Dio nel silenzio e nella contemplazione. Amare
Maria vuol dire esultare per la sua maternità (Cristo = figlio) e per la nostra
fraternità (Cristo = fratello). Servire Maria significa sforzarsi di capire
l'azione di Dio nella storia per imparare ad incarnarsi vivendone le dinamiche;
·
missione: la comunità diventa la dimensione e la sfida per
diventare coerenti verificando l'autenticità del nostro spirito di famiglia e
di fraternità. E' anche un invito a prendere coscienza della propria vocazione
di laici, a partecipare alla vita della Chiesa in virtù di un ruolo che trova
il proprio fondamento sacramentale nel Battesimo e nella Cresima, e per molti,
nel Matrimonio: la famiglia è il primo spazio per l'impegno sociale dei
fedeli laici.
Il gruppo-comunità
nasce quasi per voler dare, nel nostro piccolo ambiente, nel microcosmo
in cui siamo nati e cresciuti, nuovo vigore alla voglia d'impegno, alla grande
domanda di partecipazione. L'esigenza
di essere a modo nostro (cioè con i nostri valori, i nostri principi, la nostra
etica) protagonisti della storia personale di ognuno di noi e di quella
collettiva del paese, nasce sempre dal Vangelo. Un Vangelo che non resta entità
astratta, ma che, anzi, viene collettivamente discusso, attualizzato e calato a
viva forza nelle contraddizioni del nostro essere cristiani, cittadini, popolo,
paese. La gestazione è lunga e il parto
avvenne nel momento in cui maggiormente la coscienza rifiuta l'estendersi di
una ormai intollerabile sub-cultura fatta di dipendenza, di rassegnazione, di
sfiducia e di esasperato individualismo. Più difficile diventava quindi
accettare incondizionatamente di vivere in un tessuto sociale percorso da
profonde lacerazioni, sulle quali i potentati mafiosi ed i detentori della
grande proprietà avevano costruito il loro potere e le loro fortune. E
pressoché impossibile diventava la prospettiva di restare inermi davanti ad una
rappresentanza politica che fondava la propria legittimazione non sul consenso
popolare ma sui meccanismi della dipendenza, dello scambio, del prepotere, dell'inganno,
del ricatto, della ricchezza.
Tutto ciò appariva, come lo è, profondamente
antitetico ai valori di amore, di giustizia, di condivisione, e di servizio
contenuti nel messaggio evangelico.Da questa presa di coscienza è scaturita una
miriade di attività tutte legate ad un unico filo conduttore: il
tentativo di incanalare momenti di impegno e di presenza in una "corsia
preferenziale" che avesse come primi destinatari i soggetti più deboli;
coloro che più degli altri scontano il prezzo dell'emarginazione, della
mancanza di lavoro e di servizi sul territorio, la prevaricazione e la violenza
degli arroganti e dei potenti e, non ultima, anche quella delle Istituzioni.
La
Comunità Marianista, sempre in collaborazione con i giovani che la seguono con totale
disponibilità, ha creato “ambiti” nei quali essere segno, cercando di:
·
abbattere il sistema delle
dipendenze,
·
rompere i modelli culturali di
assistenza che, per come è strutturata, non produce che dipendenza,
·
creare modelli di convivenza,
di promozione dei diritti sociali, di processi di comunicazione a partire dalla
base e quotidiani,
·
aprire percorsi di
autocoscienza e di organizzazione lavorativa: sono gli ambiti in cui la
Comunità e i giovani si sono sforzati di essere "segno".
Lo stretto legame a Maria ci consente di poter
vivere la nostra storia di comunità, dalla parte della donna, immagine dei
"senza potere" perché pur essendo il punto più fragile del sistema è
il più libero; in un’esperienza di fede è la storia proclamata da Maria: “ha
rovesciato i potenti dai loro troni, ha innalzato gli umili”; (Lc.1.52)
Dio abbatte i superbi, Dio sceglie i senza potere.
La
scelta di Maria diventa per noi essenziale e fondamentale nel comprendere il
nostro essere figli di
Dio
nella storia, impegnati a realizzare , la volontà di Dio in un
nuovo progetto di società
Si è già detto che la componente fondamentale del
gruppo risieda nella sua imprescindibile dimensione ideale-religiosa che lo ha
sostenuto sin dall'inizio.
La necessità di "uscire fuori", di "
sporcarsi le mani", di rispondere all'invito" andate anche voi
nella mia vigna" (Mt. 20, 4), di trasformare il mondo, pone un
problema di motivazioni e di identità. Credo che la chiamata, "andate
anche voi", interessa un po' tutti e riguarda in particolare i
carismi, grazie dello Spirito santo che hanno (sempre) un’utilità
ecclesiale.
A questo punto lo sguardo si sposta sulle
motivazioni e sul fondamenti che
sostengono
il nostro essere operai della vigna.
·
"Il figlio dell'uomo
non è venuto per essere servito ma per servire" (MT 20, 28).
Questa è la missione del Signore, la missione che il Signore assume su
di se: essere servo di una povera umanità.
·
"Quello che farete
ad uno dei miei fratelli più piccoli l'avrete fatto a me". (Mt. 25.45) La convinzione di servire
Dio attraverso i fratelli più piccoli, gli ultimi, i senza potere, chi
fa più fatica, diventa per noi impegno ad intercettare il disagio,
l'emarginazione, la povertà, l'esclusione sociale, ma significa soprattutto
avere la certezza di partecipare ad un processo di liberazione e di
cambiamento.
·
A rafforzare il significato del
nostro impegno, direi quasi a qualificarlo, è l'episodio delle nozze di Cana.
Maria, mediatrice tra Gesù e l'uomo, pronuncia ai servi una frase fondamentale:
(Gv 2.5) "Fate tutto quello che egli vi dirà" è' un invito
alla fedeltà, alla fiducia, all'ascolto, al fare, all'agire, all'operare.
Queste parole per noi condensano il senso più autentico della nostra alleanza
con Maria; del nostro essere testimoni del Vangelo con la parola e con la vita
al servizio della comunità degli uomini.
Molto spesso, anche perché incalzati da reazioni e
situazioni poco felici, ci siamo posti la domanda "ne vale la
pena?". Ci impegniamo, facciamo
delle cose, non succede niente, non cambiano le cose. Allora vale la pena di sprecare la vita così? La tentazione di
buttare tutto a mare (tra l'altro molto vicino!), di lasciar perdere, e dire
"si arrangino gli altri", "non m'interessa" rappresenta un
pericolo costante se noi siamo mossi da obiettivi e scopi che possono essere
valutati solamente con il criterio dell'immediatezza del giudizio storico.
Allora qual è il senso del nostro
impegnarci?
"Ci interessa perderci per qualche cosa o per
qualcuno che rimanga anche dopo che noi siamo passati ...
Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo
di sentirci responsabili di tutto e di tutti."
E questa responsabilità, secondo la nostra
prospettiva, deve essere esercitata con il servizio che presenta delle
particolarità e dei significati anche esplosivi. Innanzi tutto riflettere sul
servizio.
Servizio che comincia con l'impegno verso
noi stessi perché non si può aiutare a
crescere come persone e come società, se non si è nell'atteggiamento costante
di conversione, di crescita personale. Non ha senso porci al servizio degli
altri senza aver prima messo a fondamento della nostra vita, del nostro pensare
e del nostro agire, dei valori che ci servano da riferimento costante nelle
scelte di tutti i giorni.
Che cosa do agli altri se dentro di me ho
solo confusione, se non sono capace di organizzare la mia esistenza, se evito
accuratamente tutto ciò che mi costa?
Che significato può assumere per me e per
gli altri fare, partecipare, servire se non ho dentro di me dei punti di
riferimento, dei valori che danno un senso a tutto?
E poi “Insieme per servire”.
Può sembrare un motto, uno slogan ma ha rappresentato la forza della nostra
esperienza. Alla frammentazione sociale abbiamo risposto con forme di aggregazione,
orientate a diverse finalità, riuscendo ad essere parte integrante, del nostro
paese.
Un'azione
isolata, tanto è più impegnativa tanto più va incontro spesso ad un fallimento.
Nel gruppo-comunità, ciascuno trova invece il luogo favorevole ad una
:ricarica, un sostegno materiale e morale di cui nessuno di noi ha mai pensato,
di fame a meno, ed anche una critica aperta e serena che ci aiuta a crescere.
Il gruppo è il luogo dove si mettono a confronto le
esperienze, dove si cerca di analizzare le motivazioni del lavoro fatto, dove
si riflette sulle cause delle situazioni di povertà o emarginazione;- : tutti i
momenti necessari perché l'impegno per gli altri da fatto occasionale o emotivo
si trasformi in presa di coscienza delle contraddizioni della società ed in
analisi "politica" della realtà in cui operiamo.
Ed ecco allora il servizio diventa impegno
politico. La diagnosi politica ci ha permesso di diventare "segno di
contraddizione" per cambiare le culture, l'approccio con il sistema
politico che molto spesso è fatto di lunghi silenzi, di promesse che non vedono
mai un filo di soluzione, di connivenza e lealtà verticali, chiuse, di gruppo,
di clan.
Noi abbiamo assunto l'impegno a rompere, scegliendo
l'orizzontalità, queste condizioni strutturali di dipendenza nella nostra
realtà proponendo un modello etico fondato sulla gratuità, sul volontariato. E
qui si è aperto un vasto campo di intervento: quello educativo. Questo compito di trasmettere al territorio
una nuova mentalità ha messo in discussione, nel contesto sociale anche delle
nostre famiglie, quelli che tecnicamente possiamo definire, i "modelli
culturali recepiti". E davvero qui si sono confrontate e scontrate
generazioni e culture diverse; si sono messi contro, come dice il Vangelo, i figli
contro i padri ed i padri contro i figli.
Ma il servizio è anche testimonianza di fede.
Per noi il servizio non è un solo. fatto sociale:
è, come si diceva prima, segno e speranza di essere concreazione di un mondo
nuovo. Noi, come cristiani, crediamo di avere una nostra originalità.
Il nostro servizio non è solo filantropia,
solidarietà, condivisione, ma anche amore e carità. Non è un generico impulso solidaristico ma segue una modalità
originaria ed unica: (Gv.12.13) "Vi do un comandamento nuovo: come io
ho amato voi, così voi amate gli altri".
Altre
ragioni: Gesù ci ha amati per primo: necessità dell'iniziativa senza attendere
la voce di aiuto; ci ha amati tutti: accoglienza della diversità e degli altri;
ci ha amati fino al segno supremo della morte: radicale disponibilità; ridando
dignità alla persona (principio di riscatto civile); con lo stesso amore di Dio
(misto di divino ed umano).
Una nuova creatura: il Centro
Giovanile
Il nostro rapporto con il territorio è di obiezione
e proposta.
Obiezione per non lasciarsi vivere dalla normalità
ma autodeterminarsi. Obiezione che nasce dal confronto tra modello evangelico e
realtà dei fatti. L'obiezione trova poi un’espressione propositiva in una
struttura che, in questi anni, è diventata punto di riferimento, in
particolare, per i giovani del nostro comprensorio del basso Ionio reggino.
Il Centro giovanile, che prende il nome da
un sacerdote Marianista p. Valerio Rempicci, è nato nel 1987 per
offrire ai giovani di Condofuri uno spazio di aggregazione con il tempo è
diventato un centro interparrocchiale aperto anche ai giovani dei paesi
limitrofi.
L'attenzione del centro si è particolarmente
concentrata su vari piani di presenza articolando le proprie attività in modo
tale da coinvolgere le persone di ogni fascia d'età.
Gli ambiti di intervento sono: sociale- culturale-
ricreativo - sportivo; lavoro.
L'attività sociale mira essenzialmente a creare
nuove modalità di relazione, nuovi criteri di vita e soprattutto a far
acquisire ai giovani una modalità di presenza sul territorio che ci veda
protagonisti di una promozione della partecipazione e di una tensione politica
al cambiamento.
Compito fondamentale del centro è la promozione
culturale che si avvale di uno strumento indispensabile quale è la Biblioteca
"La Nostra Valle". Essa è stata riconosciuta dalla Regione
Calabria come biblioteca di interesse locale consentendoci di fare un notevole
salto di qualità. Ad oggi il patrimonio librario esistente si avvicina ai
20.000 volumi. Inoltre la Biblioteca è dotata di servizi (prestiti,
consultazione, ce...) informatizzati, servizi di emeroteca e videoteca; un buon
numero di enciclopedie.
L'attività ricreativa ha come obiettivo quello di
offrire ai giovani, ma anche agli adulti, una possibilità di impiego del tempo
libero che sia alternativa alla strada, alle piazze.
Le iniziative nel campo del lavoro sono sostenute
da un soggetto particolare: la Cooperativa "La Nostra Valle" la
cui sede amministrativa è ubicata nel centro giovanile. Tale cooperativa, che
conta circa 70 soci, è nata nel 1983 con alti intenti mutualistici e senza fini
di speculazione privata, per perseguire gli scopi primari che sono quelli di
restituire dignità umana agli anziani, ed a tutti quei soggetti che per
qualunque motivo soffrono una situazione di disagio abbandono o, comunque, di
emarginazione, offrire, in particolare alle donne, una dignitosa attività
lavorativa alle migliori condizioni economiche e professionali possibili. Fino
ad oggi la cooperativa ha offerto a circa 100 giovani di fare per la prima
volta un’esperienza di lavoro sia pure a tempo determinato. Le attività della cooperativa riguardano la
gestione del centro giovanile, assistenza domiciliare agli anziani, partecipazione
a programmi comunitari di promozione della nascita di nuove imprese.
L’attività
educativa del Centro Giovanile si apre non solo ai giovani ma anche
all’ambiente e si articola con l’animazione del tempo libero attraverso
l’organizzazione di tornei sportivi sia all’interno che all’esterno del centro
stesso e con la proposta di attività culturali che permettono il confronto fra
i giovani stessi e con gli adulti (mamme e papà che collaborano
volontariamente) sperando di aprire dimensioni culturali nuove e positiva in
campo è la promozione di attività teatrali, musicali e artistiche in
collaborazione con altre agenzie educative presenti sul territorio.
Le
assemblee, i dibattiti e i cineforum servono per sensibilizzare alle
problematiche minorili a coscentizzare la popolazione riguardo ai temi della
mafia e della violenza, della questione morale, della legalità, inoltre in
collaborazione con la scuola, si sono attivati corsi di sostegno e
accompagnamento scolastico e per gli immigrati extracomunitari corsi di
alfabetizzazione. Come fiore all’occhiello un’iniziativa, che ormai è giunta
alla 21a edizione, “la colonia mare”, momento di socializzazione per
i bambini e di iniziale impegno dentro il sociale per i c.d. “animatori”.
Quello che emerge da un lato è la scelta di numerosi giovani volontari di
dedicare parte delle loro vacanze estive ai bambini, e dall’altro vistosi
cambiamenti nelle relazioni tra i giovani ed i bambini rispetto a un decennio
addietro; Rilevanti per le dimensioni sono i vari gruppi scouts, presenti in
tutta la valle, favoriscono il cammino di unità tra le varie parti del paese e
la crescita e responsabilizzazione dei giovani. Sono numerosi i campi estivi,
invernali, i San Giorgio, e le uscite periodiche organizzate.
Ed
infine nel campo prepolitico abbiamo cercato di essere da stimolo alla classe
politica attraverso richieste di trasparenza e di informazione sull’attività
amministrativa; invitando agli amministratori a discutere, in assemblee
popolari, problemi che riguardavano la vita civile di Condofuri
p. Luigi Magni s.m.