Casella di testo: I Marianisti a Condofuri

Condofuri: Dal sogno alla realtà

1974…..si nasce
L’esperienza nasce nel 1974 con la generosa risposta che i Marianisti hanno dato alla richiesta di Mons. Ferro e di don Italo Calabrò di aprire un vasto campo di apostolato nella vallata dell’Amendolea che comprende questo ampio territorio comunale di Condofuri che parte dal mare Ionio e sale su per circa venti chilometri nell’Aspromonte, toccando alcune località di tradizione grecanica (Gallicianò e Amendolea).Attorno ad un nucleo iniziale di cinque religiosi si sono aggregati con entusiasmo i giovani della Valle, attratti da questa nuova esperienza.

Casella di testo:

 

 

 

 

La riflessione sul Vangelo fatta in “Scuole di Comunità” conduce pian piano i religiosi ad inculturarsi sull’ambiente e i giovani alla maturazione personale ed insieme, religiosi e giovani, a formare una fraternità. La “Parola di Dio” rimane perenne stimolo anche nei momenti meno felici del cammino comune e della sua irradiazione nella testimonianza della Vallata

La Comunità Marianista, costante punto di riferimento della formazione spirituale etica e sociale ha trasmesso modello di vita fondato su tre cardini.

·         fede: dono di Dio ed ispiratrice della nostra vita;

·         alleanza con Maria: impegno a conoscerla, amarla e servirla. La Comunità Marianista non può non assumersi questo compito e questa responsabilità. Conoscere Maria significa inevitabilmente adottare in noi qualcosa di Lei, vivere cercando Dio nel silenzio e nella contemplazione. Amare Maria vuol dire esultare per la sua maternità (Cristo = figlio) e per la nostra fraternità (Cristo = fratello). Servire Maria significa sforzarsi di capire l'azione di Dio nella storia per imparare ad incarnarsi vivendone le dinamiche;

·         missione: la comunità diventa la dimensione e la sfida per diventare coerenti verificando l'autenticità del nostro spirito di famiglia e di fraternità. E' anche un invito a prendere coscienza della propria vocazione di laici, a partecipare alla vita della Chiesa in virtù di un ruolo che trova il proprio fondamento sacramentale nel Battesimo e nella Cresima, e per molti, nel Matrimonio: la famiglia è il primo spazio per l'impegno sociale dei fedeli laici.

 

Il gruppo-comunità  nasce quasi per voler dare, nel nostro piccolo ambiente, nel microcosmo in cui siamo nati e cresciuti, nuovo vigore alla voglia d'impegno, alla grande domanda di partecipazione.  L'esigenza di essere a modo nostro (cioè con i nostri valori, i nostri principi, la nostra etica) protagonisti della storia personale di ognuno di noi e di quella collettiva del paese, nasce sempre dal Vangelo. Un Vangelo che non resta entità astratta, ma che, anzi, viene collettivamente discusso, attualizzato e calato a viva forza nelle contraddizioni del nostro essere cristiani, cittadini, popolo, paese. La gestazione è lunga  e il parto avvenne nel momento in cui maggiormente la coscienza rifiuta l'estendersi di una ormai intollerabile sub-cultura fatta di dipendenza, di rassegnazione, di sfiducia e di esasperato individualismo. Più difficile diventava quindi accettare incondizionatamente di vivere in un tessuto sociale percorso da profonde lacerazioni, sulle quali i potentati mafiosi ed i detentori della grande proprietà avevano costruito il loro potere e le loro fortune. E pressoché impossibile diventava la prospettiva di restare inermi davanti ad una rappresentanza politica che fondava la propria legittimazione non sul consenso popolare ma sui meccanismi della dipendenza, dello scambio, del prepotere, dell'inganno, del ricatto, della ricchezza.

Tutto ciò appariva, come lo è, profondamente antitetico ai valori di amore, di giustizia, di condivisione, e di servizio contenuti nel messaggio evangelico.Da questa presa di coscienza è scaturita una miriade di attività tutte legate ad un unico filo conduttore: il tentativo di incanalare momenti di impegno e di presenza in una "corsia preferenziale" che avesse come primi destinatari i soggetti più deboli; coloro che più degli altri scontano il prezzo dell'emarginazione, della mancanza di lavoro e di servizi sul territorio, la prevaricazione e la violenza degli arroganti e dei potenti e, non ultima, anche quella delle Istituzioni.

La Comunità Marianista, sempre in collaborazione con i giovani che la seguono con totale disponibilità, ha creato “ambiti” nei quali essere segno, cercando di:

·         abbattere il sistema delle dipendenze,

·         rompere i modelli culturali di assistenza che, per come è strutturata, non produce che dipendenza,

·         creare modelli di convivenza, di promozione dei diritti sociali, di processi di comunicazione a partire dalla base e quotidiani,

·         aprire percorsi di autocoscienza e di organizzazione lavorativa: sono gli ambiti in cui la Comunità e i giovani si sono sforzati di essere "segno".

Lo stretto legame a Maria ci consente di poter vivere la nostra storia di comunità, dalla parte della donna, immagine dei "senza potere" perché pur essendo il punto più fragile del sistema è il più libero; in un’esperienza di fede è la storia proclamata da Maria: “ha rovesciato i potenti dai loro troni, ha innalzato gli umili”; (Lc.1.52)

Dio abbatte i superbi, Dio sceglie i senza potere.

La scelta di Maria diventa per noi essenziale e fondamentale nel comprendere il nostro essere figli di

Dio nella storia, impegnati a realizzare , la volontà di Dio in un nuovo progetto di società

 

VANGELO: Fonte del nostro essere e crescere

Si è già detto che la componente fondamentale del gruppo risieda nella sua imprescindibile dimensione ideale-religiosa che lo ha sostenuto sin dall'inizio.

La necessità di "uscire fuori", di " sporcarsi le mani", di rispondere all'invito" andate anche voi nella mia vigna" (Mt. 20, 4), di trasformare il mondo, pone un problema di motivazioni e di identità. Credo che la chiamata, "andate anche voi", interessa un po' tutti e riguarda in particolare i carismi, grazie dello Spirito santo che hanno (sempre) un’utilità ecclesiale.

A questo punto lo sguardo si sposta sulle motivazioni e sul fondamenti che

sostengono il nostro essere operai della vigna.

·         "Il figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire" (MT 20, 28).  Questa è la missione del Signore, la missione che il Signore assume su di se: essere servo di una povera umanità.

·         "Quello che farete ad uno dei miei fratelli più piccoli l'avrete fatto a me". (Mt. 25.45) La convinzione di servire Dio attraverso i fratelli più piccoli, gli ultimi, i senza potere, chi fa più fatica, diventa per noi impegno ad intercettare il disagio, l'emarginazione, la povertà, l'esclusione sociale, ma significa soprattutto avere la certezza di partecipare ad un processo di liberazione e di cambiamento.

·         A rafforzare il significato del nostro impegno, direi quasi a qualificarlo, è l'episodio delle nozze di Cana. Maria, mediatrice tra Gesù e l'uomo, pronuncia ai servi una frase fondamentale: (Gv 2.5) "Fate tutto quello che egli vi dirà" è' un invito alla fedeltà, alla fiducia, all'ascolto, al fare, all'agire, all'operare. Queste parole per noi condensano il senso più autentico della nostra alleanza con Maria; del nostro essere testimoni del Vangelo con la parola e con la vita al servizio della comunità degli uomini.

 

Molto spesso, anche perché incalzati da reazioni e situazioni poco felici, ci siamo posti la domanda "ne vale la pena?".  Ci impegniamo, facciamo delle cose, non succede niente, non cambiano le cose.  Allora vale la pena di sprecare la vita così? La tentazione di buttare tutto a mare (tra l'altro molto vicino!), di lasciar perdere, e dire "si arrangino gli altri", "non m'interessa" rappresenta un pericolo costante se noi siamo mossi da obiettivi e scopi che possono essere valutati solamente con il criterio dell'immediatezza del giudizio storico.

 

Allora qual è il senso del nostro impegnarci?

Siamo arrivati ad alla conclusione che noi non dobbiamo "fare delle cose", non dobbiamo ottenere il successo o l'approvazione degli altri; la ragione della nostra azione è diventare figli di Dio attraverso la storia. Molti di noi sono rimasti colpiti da una frase di don Mazzolari :

"Ci interessa perderci per qualche cosa o per qualcuno che rimanga anche dopo che noi siamo passati ...

Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo

di sentirci responsabili di tutto e di tutti."

E questa responsabilità, secondo la nostra prospettiva, deve essere esercitata con il servizio che presenta delle particolarità e dei significati anche esplosivi. Innanzi tutto riflettere sul servizio.

Servizio che comincia con l'impegno verso noi stessi perché non si può aiutare a crescere come persone e come società, se non si è nell'atteggiamento costante di conversione, di crescita personale. Non ha senso porci al servizio degli altri senza aver prima messo a fondamento della nostra vita, del nostro pensare e del nostro agire, dei valori che ci servano da riferimento costante nelle scelte di tutti i giorni.

Che cosa do agli altri se dentro di me ho solo confusione, se non sono capace di organizzare la mia esistenza, se evito accuratamente tutto ciò che mi costa?

Che significato può assumere per me e per gli altri fare, partecipare, servire se non ho dentro di me dei punti di riferimento, dei valori che danno un senso a tutto?

E poi “Insieme per servire”. Può sembrare un motto, uno slogan ma ha rappresentato la forza della nostra esperienza. Alla frammentazione sociale abbiamo risposto con forme di aggregazione, orientate a diverse finalità, riuscendo ad essere parte integrante, del nostro paese.

 Un'azione isolata, tanto è più impegnativa tanto più va incontro spesso ad un fallimento. Nel gruppo-comunità, ciascuno trova invece il luogo favorevole ad una :ricarica, un sostegno materiale e morale di cui nessuno di noi ha mai pensato, di fame a meno, ed anche una critica aperta e serena che ci aiuta a crescere.

Il gruppo è il luogo dove si mettono a confronto le esperienze, dove si cerca di analizzare le motivazioni del lavoro fatto, dove si riflette sulle cause delle situazioni di povertà o emarginazione;- : tutti i momenti necessari perché l'impegno per gli altri da fatto occasionale o emotivo si trasformi in presa di coscienza delle contraddizioni della società ed in analisi "politica" della realtà in cui operiamo.

Ed ecco allora il servizio diventa impegno politico. La diagnosi politica ci ha permesso di diventare "segno di contraddizione" per cambiare le culture, l'approccio con il sistema politico che molto spesso è fatto di lunghi silenzi, di promesse che non vedono mai un filo di soluzione, di connivenza e lealtà verticali, chiuse, di gruppo, di clan.

 

 

Noi abbiamo assunto l'impegno a rompere, scegliendo l'orizzontalità, queste condizioni strutturali di dipendenza nella nostra realtà proponendo un modello etico fondato sulla gratuità, sul volontariato. E qui si è aperto un vasto campo di intervento: quello educativo.  Questo compito di trasmettere al territorio una nuova mentalità ha messo in discussione, nel contesto sociale anche delle nostre famiglie, quelli che tecnicamente possiamo definire, i "modelli culturali recepiti". E davvero qui si sono confrontate e scontrate generazioni e culture diverse; si sono messi contro, come dice il Vangelo, i figli contro i padri ed i padri contro i figli.

Ma il servizio è anche testimonianza di fede.

Per noi il servizio non è un solo. fatto sociale: è, come si diceva prima, segno e speranza di essere concreazione di un mondo nuovo. Noi, come cristiani, crediamo di avere una nostra originalità.

Il nostro servizio non è solo filantropia, solidarietà, condivisione, ma anche amore e carità.  Non è un generico impulso solidaristico ma segue una modalità originaria ed unica: (Gv.12.13) "Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi, così voi amate gli altri".

Altre ragioni: Gesù ci ha amati per primo: necessità dell'iniziativa senza attendere la voce di aiuto; ci ha amati tutti: accoglienza della diversità e degli altri; ci ha amati fino al segno supremo della morte: radicale disponibilità; ridando dignità alla persona (principio di riscatto civile); con lo stesso amore di Dio (misto di divino ed umano).

 

 

 

Una nuova creatura: il Centro Giovanile

 

Il nostro rapporto con il territorio è di obiezione e proposta.

Obiezione per non lasciarsi vivere dalla normalità ma autodeterminarsi. Obiezione che nasce dal confronto tra modello evangelico e realtà dei fatti. L'obiezione trova poi un’espressione propositiva in una struttura che, in questi anni, è diventata punto di riferimento, in particolare, per i giovani del nostro comprensorio del basso Ionio reggino.

Il Centro giovanile, che prende il nome da un sacerdote Marianista p. Valerio Rempicci, è nato nel 1987 per offrire ai giovani di Condofuri uno spazio di aggregazione con il tempo è diventato un centro interparrocchiale aperto anche ai giovani dei paesi limitrofi.

L'attenzione del centro si è particolarmente concentrata su vari piani di presenza articolando le proprie attività in modo tale da coinvolgere le persone di ogni fascia d'età.

Gli ambiti di intervento sono: sociale- culturale- ricreativo - sportivo; lavoro.

L'attività sociale mira essenzialmente a creare nuove modalità di relazione, nuovi criteri di vita e soprattutto a far acquisire ai giovani una modalità di presenza sul territorio che ci veda protagonisti di una promozione della partecipazione e di una tensione politica al cambiamento.

Compito fondamentale del centro è la promozione culturale che si avvale di uno strumento indispensabile quale è la Biblioteca "La Nostra Valle". Essa è stata riconosciuta dalla Regione Calabria come biblioteca di interesse locale consentendoci di fare un notevole salto di qualità. Ad oggi il patrimonio librario esistente si avvicina ai 20.000 volumi. Inoltre la Biblioteca è dotata di servizi (prestiti, consultazione, ce...) informatizzati, servizi di emeroteca e videoteca; un buon numero di enciclopedie.

L'attività ricreativa ha come obiettivo quello di offrire ai giovani, ma anche agli adulti, una possibilità di impiego del tempo libero che sia alternativa alla strada, alle piazze.

Le iniziative nel campo del lavoro sono sostenute da un soggetto particolare: la Cooperativa "La Nostra Valle" la cui sede amministrativa è ubicata nel centro giovanile. Tale cooperativa, che conta circa 70 soci, è nata nel 1983 con alti intenti mutualistici e senza fini di speculazione privata, per perseguire gli scopi primari che sono quelli di restituire dignità umana agli anziani, ed a tutti quei soggetti che per qualunque motivo soffrono una situazione di disagio abbandono o, comunque, di emarginazione, offrire, in particolare alle donne, una dignitosa attività lavorativa alle migliori condizioni economiche e professionali possibili. Fino ad oggi la cooperativa ha offerto a circa 100 giovani di fare per la prima volta un’esperienza di lavoro sia pure a tempo determinato.  Le attività della cooperativa riguardano la gestione del centro giovanile, assistenza domiciliare agli anziani, partecipazione a programmi comunitari di promozione della nascita di nuove imprese.

L’attività educativa del Centro Giovanile si apre non solo ai giovani ma anche all’ambiente e si articola con l’animazione del tempo libero attraverso l’organizzazione di tornei sportivi sia all’interno che all’esterno del centro stesso e con la proposta di attività culturali che permettono il confronto fra i giovani stessi e con gli adulti (mamme e papà che collaborano volontariamente) sperando di aprire dimensioni culturali nuove e positiva in campo è la promozione di attività teatrali, musicali e artistiche in collaborazione con altre agenzie educative presenti sul territorio.

Le assemblee, i dibattiti e i cineforum servono per sensibilizzare alle problematiche minorili a coscentizzare la popolazione riguardo ai temi della mafia e della violenza, della questione morale, della legalità, inoltre in collaborazione con la scuola, si sono attivati corsi di sostegno e accompagnamento scolastico e per gli immigrati extracomunitari corsi di alfabetizzazione. Come fiore all’occhiello un’iniziativa, che ormai è giunta alla 21a edizione, “la colonia mare”, momento di socializzazione per i bambini e di iniziale impegno dentro il sociale per i c.d. “animatori”. Quello che emerge da un lato è la scelta di numerosi giovani volontari di dedicare parte delle loro vacanze estive ai bambini, e dall’altro vistosi cambiamenti nelle relazioni tra i giovani ed i bambini rispetto a un decennio addietro; Rilevanti per le dimensioni sono i vari gruppi scouts, presenti in tutta la valle, favoriscono il cammino di unità tra le varie parti del paese e la crescita e responsabilizzazione dei giovani. Sono numerosi i campi estivi, invernali, i San Giorgio, e le uscite periodiche organizzate.

Ed infine nel campo prepolitico abbiamo cercato di essere da stimolo alla classe politica attraverso richieste di trasparenza e di informazione sull’attività amministrativa; invitando agli amministratori a discutere, in assemblee popolari, problemi che riguardavano la vita civile di Condofuri

 

 

p. Luigi Magni s.m.

Pippo Paino